BED, LA LEGGENDA

Periferia di Modena,11 Marzo 2003, ore 23,30

E’ quasi mezzanotte, il mio turno sta per finire ma ci sono solo 2 tacche fresche sul mio casco.

Và bè una è di un maledetto vigilante e vale doppio ma stasera non c’è movimento.

Forse ce ne sono rimasti pochi o forse quei pochi hanno una paura maledetta e se ne stanno buoni buoni a casina loro.

Certo è che di maledetti scooter di plastica dopo il tramonto non se ne vedono più tanti. 

Paura. 

Hanno una maledetta paura di noi ! 

L’orecchio è ben teso e l’occhio è vigile ma la mente comincia un viaggio, uno dei soliti tra i ricordi degli anni spensierati in cui noi Vespisti potevamo fare il pieno dove volevamo, potevamo girare liberi per le strade e andare dove volevamo.

Con una fitta lancinante al cuore ricordo i raid: 20,40,60 vespe da tutta Italia in nome di un sogno comune. 

Un viaggio insieme che era più dello spostarsi da un posto all’altro, era unire la nostra singola passione a quella degli altri per amplificarla e rimanere storditi dal risultato finale.

Una lacrima incandescente mi attraversa la guancia gelata. 

Alle volte la nostalgia di quei momenti si fa insopportabile, come stasera per esempio, con questa enorme luna piena che mi sta di fronte e che inevitabilmente mi fa pensare al raid notturno.

La rabbia sale con ondate sempre più violente. 

Stringo i denti e stringo anche il lanciarazzi. 

Sento un rumore lontano: sì non posso sbagliare è una marmitta, sembra ovattata. 

Carico il lanciarazzi e cerco di capire da quale direzione arriva. 

Sono all’angolo con la via Emilia e la Vignolese, nascosta nella siepe. 

E’ vicino, molto vicino ma non vedo nessuna luce... ecco proprio alla mia destra vedo la sagoma in movimento di uno scooter.

Ce l’ho nel mirino… il dito è pronto... calma calma, devo aspettare che si avvicini il più possibile... sono pronta... il cuore batte all’impazzata… mi accorgo un attimo prima di sparare  che è una Lambretta.

Tutti i muscoli si rilassano e respiro profondamente.

Un lambrettista… stavo per far fuori uno di noi… una volta ci odiavamo ma adesso…

Che incosciente a girare così allo scoperto ! 

Esco dalla siepe e alzo il braccio in segno di saluto.

Si ferma stridendo la gomma; sempre più incosciente: una inchiodata del genere si sente a 500 metri.

Gli dico chi sono e gli chiedo cosa ci fa in giro senza copertura... ”Bed ? Ma sei proprio tu? La leggenda ? ” 

Mi stringe la mano con una foga che mi imbarazza, mi fa un sacco di complimenti per la Resistenza Vespistica che ho fondato e mi confessa che con questa luna e con questo inizio di primavera non gli importava niente di essere beccato dai vigilantes: lui DOVEVA fare un giro, aveva messo una straccio intorno alla marmitta e girava senza luce; DOVEVA farlo! 

Con un sorriso benevolo pieno di comprensione gli dico che non sa quanto ci è andato vicino all’essere beccato e gli consiglio di andarsene il più silenziosamente possibile a casa e di tornare a nascondere la Lambretta.

Mi ringrazia e se ne và.

Già... nascondere la Vespa… quanto mi era costato! 

La rabbia ricomincia a salire: mai e poi mai avremmo pensato che si sarebbe arrivati a tanto ma le cose erano successe così in fretta…Tutto era cominciato con la storia del casco, poi le revisioni obbligatorie e le marmitte catalitiche, poi la truffa del Registro Storico. 

Nessuno si era accorto che faceva tutto parte di un piano, un tragico piano, un genocidio, un secondo Olocausto: la razza degli scooteristi in metallo doveva scomparire!

Ma tutto cominciò a chiarirsi quando la Multinazionale O.P.S. (Only Plastic Scooters) mise in ginocchio la Piaggio e la assorbì in 2 settimane con trattative univoche e intimidatorie. 

Fu subito lampante qual’era il progetto: fare sparire qualsiasi mezzo su due ruote che non fosse di plastica.

La nostra incredulità era paralizzante: non potevamo credere che più di 2000 anni dopo la nascita di Cristo l’evoluzione umana potesse fare un salto indietro cosi grande da riportarci alla barbarie. Cominciò la Protesta e in breve i Vespa Clubs diventarono dei tam tam mondiali di rivolta.

Fummo dichiarati “socialmente pericolosi” e autorizzarono le ronde per tenerci lontano dai centri urbani. 

Fondai la Resistenza Vespistica che ormai conta centinaia di sedi clandestine. 

Le ronde ben presto si fecero prendere la mano: Vespe bruciate, prese a bastonate o orrendamente sfigurate.

Dopo un po’ non badavano neanche più se sulla Vespa c’era qualcuno. 

Vietati i raduni, vietate le mostre-scambio, circolazione solo con autorizzazione (difficilissima da ottenere), assicurazioni milionarie… ci provavano in ogni modo.

Ma noi resistevamo! E se  doveva essere guerra, guerra sarebbe stata!

Alle volte mi sento come Giovanna d’Arco. 

Alle volte come stasera con questa luna è veramente dura, non so per quanto ancora avrò la forza di resistere ma altre volte penso che verrà un giorno in cui i nostri figli potranno trovare in qualche posto polveroso una Vespa  arrugginita e potranno girare per le strade in libertà, col sole che gli splende in fronte.

Francesca, Matilde resisterò per voi!

VESPA WILL NEVER DIE !

 

bed

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26/03/01